“Due psicoterapeuti e i migranti. Per non parlare di Freud” (Alberto Merini & Dante Comelli)

“Noi, due psicoterapeuti la cui formazione si è svolta e si svolge tuttora nell’ambito di Psicoterapia e Scienze Umane, a un certo punto della carriera professionale e non solo, ci siamo trovati a doverci confrontare con un problema nuovo: quello delle persone di cultura altra, i cosiddetti migranti. Il disagio psichico di costoro poteva essere interpretato, affrontato e risolto con i nostri strumenti, costruiti nella e per la cultura occidentale? Sulla risposta a questa domanda ci stiamo ancora interrogando. Qualcosa abbiamo capito, qualcosa abbiamo imparato. Il seminario sarà centrato su questo “qualcosa”. Il titolo della relazione richiama quello del libro di Jerome K. Jerome del 1889 Tre uomini in barca (per non parlar del cane) (Milano: Sonzogno, 1922) e lo abbiamo scelto per sottolineare che, nel lavoro che abbiamo svolto e svolgiamo, la leggerezza, così ben descritta da Calvino, è importante. Calvino osserva che la leggerezza comporta una «sottrazione di peso» (La leggerezza. In: Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio. Milano: Mondadori, 1988, p. 9). Ora, sottrarre peso a situazioni gravi, ove gli elementi psicologici sono strettamente mescolati con quelli sociali, può facilitare l’emergere spontaneo nei terapeuti di quegli atteggiamenti utili allo stabilirsi del rapporto quali comprensione, accoglienza, ascolto affettivo. La leggerezza non è solo un fatto tecnico appreso ma, almeno nel nostro caso, un elemento importante nella scelta del mestiere. Al termine della relazione verrà proiettato il docufilm di Francesco Merini La follia degli altri (15’), vincitore del premio MigrArti del MiBACT e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 2018.”

Alberto Merini è psichiatra e psicoanalista, e vive a Bologna. Per quanto riguarda il tema del seminario, per circa vent’anni ha lavorato sul territorio dirigendo il Servizio esterno della Clinica psichiatrica dell’Università di Bologna, dove dal 1994 iniziarono ad arrivare i migranti. Venne istituita una Unità Operativa Migranti che, successivamente, divenne un Centro universitario di studio e di ricerca con la denominazione di Centro di Psichiatria Multietnica Georges Devereux, da lui diretto, in cui si attivò il lavoro clinico di gruppo con gli operatori (con particolare attenzione al controtransfert) e si organizzarono seminari e convegni con esperti italiani e stranieri. Il Centro effettuò varie pubblicazioni, tra cui il libro di A. Merini, L. Malaffo & F. Salvatori Il bianco e il nero. Esperienze di etnopsichiatria nel servizio pubblico (Bologna: CLUEB, 2008). Dal 2002 al 2012, insieme a colleghi ospedalieri, ha partecipato a organizzare la formazione in etnopsichiatria di un gruppo selezionato di operatori del Dipartimento di Salute Mentale di Bologna tramite tre seminari all’anno tenuti da esperti italiani e stranieri. Dal 2017, insieme a G. Rigon e S. Costa, ha organizzato una ricerca sulla psicoterapia al migrante tramite un gruppo di discussione di casi a frequenza mensile tuttora attivo. Tra le sue pubblicazioni si possono menzionare questi altri lavori: A. Merini, a cura di, Psichiatria nel territorio (Milano Feltrinelli, 1977); A. Merini, M.E. Ridolfi, E. Rizzuti, P. Rubatta, E. Santarini & A. Vigherani, Le reazioni psicotiche acute nei migranti (in: G. Cardamone, S. Inglese S. Zorzetto, a cura di, Djon Djogonon. Psicopatologia e salute mentale nelle società multiculturali. Paderno Dugnano [MI]: Colibrì, 1999); A. Merini & A. Vigherani A., Fra Dijnn e Super Io. La relazione terapeutica possibile fra persone di mondi altri (Psicoterapia e Scienze Umane, 2002, XXXVI, 1: 59-81); A. Piazza, C. Bruschi, I. Donegani, R. Maisto, R. Orsoni, A. Tomelli, R. Verlato & A. Merini, I migranti e l’assistenza psichiatrica a Bologna (Psichiatria di Comunità, 2000, IX, 2: 80-92).

Dante Comelli è psichiatra e psicoanalista, e lavora a Modena. Per quanto riguarda il tema del seminario, ha lavorato e lavora nell’ambito dei Servizi di accoglienza per i migranti che fanno parte della rete di protezione internazionale del nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione”. Ha lavorato come supervisore e negli ultimi sei anni ha fatto circa 260 incontri di supervisione con gruppi di operatori impegnati nel campo dell’accoglienza. I loro servizi hanno, nei confronti dei migranti titolari di protezione, specificità e finalità di protezione differenziate: alcuni ospitano adulti titolari di protezione, altri ospitano minori non accompagnati, altri ancora adulti con disabilità e patologie varie, altri infine ospitano nuclei monoparentali. Oltre all’attività di supervisione, gli è stato assegnato un incarico di progettazione dei Servizi per le politiche di apertura verso il territorio.